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Calabria Ora 2 marzo

Captain, my Captain Quentin

Dopo aver sentito le bordate sonore di “Certe cose determinate”, è inevitabile il disorientamento. Smiagolate nel nulla le note dell’ultimo brano, le lancette del “Camembert pranoico-critico, tenero, stravagante e solitario del tempo e dello spazio” devono scorrere prima che le geometrie, i colori, i suoni stessi possano tornare al loro stato di quiete (quiete?) originaria. La prima impressione è che ci si trovi al cospetto di un disco di tutto rispetto, intelligente, anomalo e di grande violenza sonora (come in “Le occasioni sono macchine rotte”). Tutte e otto tracce di questo cd sono strumentali – il che ha un notevole effetto ipnotico – e sono unite da un certo orientamento “indie”. Notevoli la tensione emotivo-esecutiva e le ritmiche dispari: labirintiche e matematiche, le strutture del math rock irrompono con virulenza (“La bottiglia viola”, con intro in 9/8). Un lavoro, questo “Certe cose determinate”, che sicuramente non passerà sotto silenzio.

 

Autori di queste cellule cerebrali impazzite, i calabresi Captain Quentin testimoniano del marchiano errore di chi ritiene che la tarantella sia l’unica opzione possibile per le band sudiste. La tensione sonora prodotta da questa rock band di Taurianova – frutto della giustapposizione tra l’irrazionalità emotiva e le geometrie razionali delle strutture – genera un rick geniale, schizofrenico e compulsivo.

E’ nelle ceneri di Malajerba, un quintetto con dieci anni di attività, e vari dischi sul groppone, che risiede la genesi di Captain Quentin. Il nome sgorga dal crogiuolo in cui vengono “fusi” Captain Beefheart, artista americano degli anni ’70, e Quentin Compson, decadente personaggio de “L’urlo e il furore” di William Faulkner.

Veniamo ai musicisti: buono il drumming del batterista Massimo Carere, condito da potenti fill e da un sapiente uso delle ghosts notes; neuroni sottovuoto, le note delle tastiere di Enzo Colarco; il sangue delle chitarre elettriche di Michele Alessi e Filippo Andreacchio sgorga dissonante e copioso mentre, suonato col plettro da Libero Rodofili – sassofonista-bassista aggintosi ai 4 fondatori nell’ottobre del 2006 – il basso sottolinea pienamente l’anima rock dei brani, dal retrogusto anomalo, sperimentale e un po’ progressive.

Nel primo intenso anno di vita Captain Quentin ha svolto una ricca attività live, dividendo il palco, tra gli altri, con Confuse the Cat, Mashrooms e The Intellectuals.

“Certe cose determinate” preceduto da un mini cs manifesto, è stato registrato nel dicembre 2006 al Red House Recording Studio di David Lenci. Alcune tracce (di cui una downloadabile) sono ascoltabili sul sito www.myspace.com/captainquentin.

Dopo la straordinaria prova degli Akkura, la formazione palermitana che sabato 24 febbraio ha letteralmente mandato in visibilio il pubblico del locale di Marina di Gioiosa, torna dunque di scena, sabato 3 marzo, la rassegna musicale poposta dal Blue Dahlia.

L’ascolto dei Captain Quentin conferma la prima impressione. Sentiremo parlare di questo gruppo.

Domenico Ammendolea